
21 Set L’ambasciatore di qualità
Provate a immaginare il momento in cui estraete il tappo di sughero dalla bottiglia, e vi accorgerete dell’intensità delle associazioni emotive che questo gesto genera. Immaginate poi di portarvi il tappo al naso per sentirne l’odore, e noterete quante aspettative avrete. A dare un significato così importante a questi gesti, apparentemente semplici, è proprio il tappo di sughero, che li trasforma in un vero rituale.
Il tappo di sughero genera con il vino un connubio perfetto, divenendo ambasciatore della sua qualità. La flessibilità, l’impermeabilità e la capacità di gestire la micro-ossigenazione del vino, rendono il tappo di sughero l’elemento essenziale per preservarne l’essenza. Lo afferma anche Alessandro Scorsone, sommelier e maestro di cerimonie di Palazzo Chigi: «Il tappo di sughero fa la differenza, perché le molecole presenti nel materiale naturale reagiscono a contatto con l’alcool, ossigenando il vino e portandolo a una corretta maturazione».
Questa unione così magica ha radici antiche ed è corredata da avvenimenti che ne sottolineano il valore. Il primo a utilizzare il tappo di sughero infatti, fu il famoso monaco benedettino Dom Pérignon già nel 1600, per sigillare il suo Champagne, dando inizio alla tradizione. Nel 2010 è stata rinvenuta la più antica bottiglia di Champagne della storia in un relitto sul fondo del Mar Baltico, dove riposava dal XIX secolo. Dopo 200 anni era ancora di ottima qualità. A proteggerlo, un tappo di sughero.
Non sorprende quindi che il tappo di sughero sia il custode anche di distillati centenari, come il Mortlach 70 anni di Gordon & McPhail, il whiskey più antico del mondo, o il Dalmore Trinitas 64, un whiskey dal valore di 100 mila sterline, il più caro che sia mai esistito.
In generale, un vino sigillato con un tappo di sughero è percepito come di migliore qualità rispetto agli altri. Per questo è il preferito dei produttori, ma anche dei consumatori.