Io sto con il sughero | Dalle foreste al tappo
479
page-template-default,page,page-id-479,qode-quick-links-1.0,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_grid_1300,qode-content-sidebar-responsive,qode-child-theme-ver-1.0.0,qode-theme-ver-11.0,qode-theme-bridge,wpb-js-composer js-comp-ver-5.1.1,vc_responsive
 

Dalle foreste al tappo

L’inizio di questa storia è una pianta il cui nome scientifico, QUERCUS SUBER, ci racconta del suo essere una quercia, simbolo di forza e solidità.

E infatti la sughera, il nome con cui la conosciamo, è un albero sempreverde che può arrivare ad essere alto 20 metri e vivere più di 200 anni. Il viaggio di questo maestoso gigante dalle sugherete, le foreste in cui cresce, alla nostra tavola, è quello che ci piacerebbe raccontarvi. La sughera cresce nel bacino del Mediterraneo, in luoghi aridi e minacciati dall’avanzata del deserto: Africa settentrionale, Spagna, Francia, Italia e Portogallo, che ne è il maggior produttore (52% della produzione mondiale).

La raccolta

 

La raccolta del sughero è un processo straordinario, che permette di ottenere il materiale che tutti conosciamo e apprezziamo senza abbattere né danneggiare in alcun modo la pianta. Il termine tecnico “decortica” ci aiuta a capire meglio quale sia il procedimento: con un’ascia e incisioni precise l’albero viene “spogliato” della corteccia senza intaccare i tessuti sottostanti. Perché questo avvenga nel pieno rispetto della pianta l’operazione della decortica si effettua solo in estate, quando sono prodotte le nuove cellule di sughero, la cui parete cellulare è ancora tenera e fragile.

 

Ad occuparsene sono gli “estrattori” che, alla stregua dei migliori artigiani, conoscono e si tramandano tutti i segreti per preservare la pianta e ottenere questo materiale prezioso. La loro sensibilità è fondamentale. L’intero processo richiede una straordinaria cura e lentezza: dalla messa a dimora del seme al primo ”raccolto” passano, infatti, circa 25 anni,, nell’attesa che la pianta abbia raggiunto una circonferenza di almeno 60 centimetri misurata a 130 centimetri di altezza dal suolo. Il sughero “vergine”, il primo estratto, è utilizzabile solo per la produzione di oggetti decorativi o come isolante nell’edilizia. Dopo 10 anni, l’intervallo minimo tra due raccolte, si ottiene il “sughero secondario”. Bisognerà aspettare almeno altri 10 anni per arrivare all’estrazione di più alta qualità (“amadia” o sughero da riproduzione) dalla quale si ricava, finalmente, il tappo intero. Da questo momento in poi la sughera potrà essere decorticata per tutto il suo ciclo vitale mediamente altre 15-16 volte.

La lavorazione

 

Dopo la raccolta il sughero viene selezionato per mano di abili operatori, lasciato stagionare all’aperto per almeno sei mesi, per poi essere ulteriormente lavorato attraverso varie fasi. Inizialmente esso viene fatto bollire per essere pulito, appiattito ed aumentarne lo spessore. Viene poi lasciato stabilizzare e successivamente è tagliato in larghe strisce. A questo punto le strisce vengono perforate lateralmente  per ottenere i tappi cilindrici di sughero naturale, mentre i residui saranno trasformati in granulato utilizzato nella preparazione dei tappi di sughero agglomerato.

 

I tappi passano poi la fase della rettifica e della selezione quest’ultima necessaria per definire le diverse qualità estetiche ed eliminare le difettosità. Successivamente essi vengono lavati e infine marchiati con inchiostri alimentari o a fuoco. Una volta che la produzione è compiuta, i tappi sono confezionati in buste di plastica con SO2 (Anidride solforosa), un gas che che li protegge dalla proliferazione microbica.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi